Esino Skyrace
Esino Lario, 22/05/2016
Ho voglia di correre….ho voglia
di correrla!
La giornata è magnifica, sole
tiepido, clima mite, ed un cielo blu che fa da contorno a questa perla di
paesino ai piedi delle Grigne. Già, peccato che a me butta molto diversamente,
e me ne accorgo subito, durante il riscaldamento.
9.15, puntale, lo start. Attacco
la salita, ma i miei timori erano fondati, e la "giornata no" si palesa in tutta
la sua beffardaggine: non va, non gira, sono in affanno. Non mi do comunque per
vinto, e provo a continuare, nonostante tutto, ma iniziano a passarmi, e la
cosa mi indispone. La salita ai Pizzi di Parlasco è un calvario, sono
lentissimo, appena tento di aumentare un pochino mi gira la testa e sento i
conati salire dallo stomaco.
Finalmente la vetta, inizia il
traverso, tento di buttarmi ma non sono lucido. Storto una caviglia, perdo un
appoggio, scivolo su un sasso…e li decido: è andata, entro ufficialmente in
modalità “remi in barca”, basta rischi, basta sofferenze. Mi lascio andare solo
dove è bello, dove posso far girare le gambe senza pensare troppo a dove
mettere i piedi. Intanto è un tripudio di sorpassi ma penso, accidenti siamo in
150, prima o poi finirà!
Al Cainallo medito il ritiro ma
no, no caxx, non mi sono mai ritirato, perché ora? Qui la gara è ancora
tremendamente lunga lo so, ma se devo soccombere lo faccio sul campo, e non
comodamente sdraiato su un lettino di un ospedale da campo.
Ed è con questi pensieri che
riparto in una resurrezione agonistica lungo una delle salite più dure, quella
che porta a Moncodeno e da lì, sono all’attacco della salita che porta in
Bogani. La affronto a tutta, mi sento bene finalmente! Passo numerosi runners e raggiungo il ristoro.
Verso Prada, battaglio in discesa sul ghiaione e poi sferro l’attacco al Monte Pilastro: la salita
inizia, dura fin da subito, ma che
ascesa! Un panorama mozzafiato ed un sentiero facile ma di quelli che adoro:
dritti al sodo! Monte Pilastro, ristoro, e speaker con il megafono che mi
incita da lontano…spettacolo! Mi getto in discesa, dapprima ripida, tortuosa e
tecnica, e successivamente spettacolare. Un dentro e fuori dal bosco, tutta
corribile e tutta morbida. No sassi, no radici, no fango…una libidine! Passo 5
o 6 concorrenti e, dopo una ventina di minuti di goduria, scopro molto amaramente che per
arrivare all’Alpe Esino ci sono almeno ancora 10’ buoni di saliscendi.
Ho con me l’incarto dell’ultimo
gel che non ho buttato al ristoro. Lo spremo, me lo porto alle labbra, ne
estraggo giusto un paio di gocce. Disperato non ci penso, non penso al fatto
che non ne ho davvero più, che dall’Alpe ci sono ancora almeno 20’ buoni, che
la gara termina in salita….
3h 33’, giungo stremato al
ristoro, bevo tutto quello che c’è da bere, mi inondo di acqua e timidamente
chiedo quanti km mancano…4 è il verdetto. E sia: riparto e almeno è discesa,
più o meno bella, dove lasciar andare le gambe ormai alla frutta. Bosco, sassi,
cemento…uso le ultime energie per controllare le fettucce, ci manca solo di
sbagliare strada adesso. 3h 50’ e sono al ponte, laddove inizia la salita verso
il traguardo. 6 minuti, 6 lunghissimi e maledetti minuti….tanto dura la pena,
ma riesco a presentarmi sul rettilineo finale con un briciolo di dignità,
correndo con un buon passo. Lo speaker forse capisce, forse per un’innata
simpatia, legge il mio pettorale, il 10, e mi accoglie con i dovuti ossequi:
“…porta il pettorale dei campioni, quello delle persone importanti, con il
numero 10, Meroni Massimiliano!”. Impagabile!
Taglio il traguardo in preda al
delirio, mi giro e guardo le montagne inondate dal sole del pomeriggio, dove ho
gettato fino all’ultima goccia di tutto il sudore che potevo e, come sempre,
trovo la risposta. La risposta alla consueta domanda che ognuno di noi si fa
quando la sveglia, la domenica mattina, suona alle 6. Li, in quel momento, è
tutto maledettamente così chiaro….
MAX